domenica 15 luglio 2012

The land of painted caves - Le caverne dipinte: recensione


Ho appena finito di leggere l'ultimo libro della Mc Auel, che a quanto pare dovrebbe essere il capitolo conclusivo della saga dei figli della terra. Scusate, ci ho messo tanto perchè l'ho letto in inglese ed è una mappazza da quasi 800 pagine e quindi in autobus mi portavo il kindle.
Mentre lo leggevo ho fatto dei confronti in libreria con l'edizione italiana che mi è sembrata molto ben tradotta, quindi leggerlo in inglese non vale la pena se dovete fare fatica e non godervi il libro. Non vi perdete niente.
N.B. In questo post cercherò di non fare spoiler, ma non posso recensire il libro senza parlarne, quindi se volete una sicurezza del 100% non leggete oltre. Per favore, evitate spoiler anche nei commenti: per parlare apertamente del libro pubblicherò subito dopo questo un post dedicato in cui si possa discuterne nello spazio riservato ai commenti.

Dunque, commenti a caldo: sicuramente è meglio del penultimo che secondo me era una noia mortale, il che è consolante. Almeno qui succede qualcosa. Tuttavia non è all'altezza degli altri romanzi. Per vari motivi che spiegherò con calma nel post, consiglio caldamente ai non ancora iniziati di concludere la serie con il quarto romanzo, Le pianure del passaggio. Quello è un gran finale per la saga. Sezionata così è è una delle mie saghe preferite in assoluto, una storia grandiosa, avventurosa, piena di personaggi affascinanti e basata su ricerche scientifiche accurate (alcune nuove scoperte sembrano contraddire la Auel, ma è incredibile vedere quante ne ha azzeccate).
Il 5° libro è una palla, non succede quasi niente, è davvero una delusione enorme dopo gli altri. Praticamente urla "gentili lettori, la scrittrice è pagata a parola quindi cuccatevi un sacco di nulla tirato per le lunghe".
Invece il vero problema di Le caverne dipinte è che sarebbe potuto anche essere un buon libro e salvare la serie dall'orrenda caduta del quinto libro, ma è gestito malissimo.
In primo luogo è pieno di ripetizioni inutili e noiose. Anche solo a tagliare quelle il libro migliorerebbe notevolmente (e sarebbe più comodo da leggere in autobus). Alcune hanno anche un loro perché in quanto sono flashback su avvenimenti successi negli altri libri che il lettore (se non è un fanatico come me) potrebbe anche non ricordarsi. Andrebbero ristrette un pochino, ma vabbè. Anche le descrizioni di cose irrilevanti possono avere senso per gli appassionati di preistoria che le possono confrontare con le loro conoscenze. Però la gente comincia a scocciarsi quando la canzone della Grande Madre Terra, che è lunghissima, viene riportata per intero 4 o 5 volte, invece di dire che viene cantata e basta, e lo stesso vale per le presentazioni per esteso dei personaggi con tutte le loro parentele e per la scena ripetuta un sacco di volte quasi sempre con le stesse parole in cui si deve dire anche dei più ridicoli personaggi secondari che hanno notato lo strano accento di Ayla. Questi sono i casi più eclatanti, ma non sono gli unici. Però c'è una parte leggendo la quale ci si sente veramente presi per i fondelli: la Auel ripropone una situazione già avvenuta in un altro libro e la risolve esattamente allo stesso modo, e questo proprio alla fine, dopo una parte interessante che il lettore avrebbe voluto vedere approfondita. Ok copiare, ma non da te stessa e non all'interno della stessa serie e NON a fine libro, tanto più se è l'ultimo della serie!!!
Anche la suddivisione interna del libro lascia forti perplessità, in quanto si dà molto spazio a vicende di scarsa importanza e si taglia su quelle più interessanti. Il libro è diviso in tre sezioni:
- La prima inizia con il raduno estivo che si svolge dopo la fine del libro precedente. Lo stile e l'ambientazione di questa parte sono quelle del già noioso Focolari di pietra, ma qui non si fa che rinfrescare le idee al lettore sui personaggi e sulle loro relazioni, tirandola molto per le lunghe. L'impressione è che sia in gran parte superflua. Dopodiché viene descritto un breve viaggio, che comunque viene sbrodolato troppo.
- La seconda parte riguarda un viaggio  per visitare le caverne dipinte del titolo, ambientato quattro anni dopo. C'è del movimento e qualche avventura interessante, ma anche questa sezione viene tirata troppo per le lunghe, soprattutto per quanto riguarda la descrizione delle suddette caverne e l'introduzione di una quantità di nuovi personaggi che, nonostante non abbiano alcuna importanza ai fini della trama, devono presentarsi per esteso e notare lo strano accento di Ayla.
- La terza parte (e siamo già oltre pagina 500) si svolge dopo un altro salto temporale, stavolta di un anno. Ayla ha circa 26 anni. A questo punto (finalmente!) comincia un pezzo veramente buono che dura circa 200 pagine. La Auel riesce a portare in primo piano in maniera sensata un'ottima idea che era già emersa negli altri libri e a mostrarne le conseguenze, che sembrano preannunciare sommovimenti collettivi, riflessioni da parte dei protagonisti e azione in generale. Il lettore sa già come si evolverà la situazione in termini storici, ma, forse anche per questo, si crea una forte suspance su come sarà gestita la questione nella situazione contingente dei personaggi. Si coglie anche l'eco di riferimenti biblici. Nel frattempo però emerge la situazione scopiazzata dall'altro romanzo di cui parlavo prima, che rapidamente passa in primo piano, mentre quella veramente avvincente viene lasciata sullo sfondo. Anche situazioni meno interessanti storicamente, ma più importanti per la vicenda personale della protagonista (visioni, movimenti di nemici...), vengono descritte minuziosamente solo per essere lasciate in sospeso. Di conseguenza, visto che questo avviene alla fine, la conclusione risulta assolutamente sottotono, sia come narrazione sia come atmosfera, anche se si cerca di salvare capra e cavoli con una frasetta banale sulle conseguenze dell'idea interessante. Dopo quelle 200 pagine tremendamente avvincenti, una fine del genere mi ha deluso terribilmente. L'autrice tira il sasso e nasconde la mano. La prima domanda che mi sono posta una volta chiuso il libro è stata "ma la Auel non ha un editor?". Sarebbe bastato davvero poco per migliorare considerevolmente il libro, e con uno sforzo maggiore se ne sarebbe potuto fare anche un bel romanzo. La seconda domanda è stata "ma le situazioni lasciate aperte? Mica avrà cambiato idea e vorrà fare un altro volume! Ormai è vecchia!". A pensarci bene, probabilmente le situazioni irrisolte rimarranno tali e forse c'è addirittura da sperarlo, vista la qualità degli ultimi libri. Insomma, sono rimasta delusa e forse ancor di più perché in questo libro, a differenza che nell'altro, c'è del buono. E' come vedere Anakin diventare Darth Vader.  Se non avete ancora letto il libro e avete domande siete i benvenuti, se l'avete letto e volete discuterne (o discutere della serie in generale) vi rimando al prossimo post.

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