lunedì 16 luglio 2012

Le caverne dipinte (e I figli della Terra): parliamone!


Cosa avete pensato di Le caverne dipinte? E della saga in generale?
Lo spazio dei commenti di questo post è dedicato al confronto su questo argomento, per cui chi non vuole spoiler lo eviti come la peste.

Un paio di regole:
- moderate i termini (a meno che non vogliate insultare la Auel per non averci dato una fine decente)
- cercate di restare in tema
- se esistono fanfiction che propongono un finale alternativo ditemelo per favore. Io stessa sono tentata di riscrivere l'ultimo libro così, per sport.
- si può discutere anche cosa leggere ora. Se avete romanzi ambientati nella preistoria da consigliarmi vi adoro. Mi accontento anche di un'antichità piuttosto remota o di popoli senza la ruota come le civiltà precolombiane. Mi piacciono anche testi scientifici, ma meglio se non sono troppo complicati.
Al momento su questo genere ho sottomano Darwinia di Wilson e The Inheritors di Golding, ma nessuno dei due mi convince. Invece non era niente male Il libro degli Yilanè di Harrison e, come ricorderete, mi era piaciuto molto Ossa della terra di Swanwick. Il famosissimo Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di Lewis mi ha fatto schifo: è una robaccia freudiana e antiscientifica che tenta di essere comica riuscendo solo ad essere deprimente.

domenica 15 luglio 2012

The land of painted caves - Le caverne dipinte: recensione


Ho appena finito di leggere l'ultimo libro della Mc Auel, che a quanto pare dovrebbe essere il capitolo conclusivo della saga dei figli della terra. Scusate, ci ho messo tanto perchè l'ho letto in inglese ed è una mappazza da quasi 800 pagine e quindi in autobus mi portavo il kindle.
Mentre lo leggevo ho fatto dei confronti in libreria con l'edizione italiana che mi è sembrata molto ben tradotta, quindi leggerlo in inglese non vale la pena se dovete fare fatica e non godervi il libro. Non vi perdete niente.
N.B. In questo post cercherò di non fare spoiler, ma non posso recensire il libro senza parlarne, quindi se volete una sicurezza del 100% non leggete oltre. Per favore, evitate spoiler anche nei commenti: per parlare apertamente del libro pubblicherò subito dopo questo un post dedicato in cui si possa discuterne nello spazio riservato ai commenti.

Dunque, commenti a caldo: sicuramente è meglio del penultimo che secondo me era una noia mortale, il che è consolante. Almeno qui succede qualcosa. Tuttavia non è all'altezza degli altri romanzi. Per vari motivi che spiegherò con calma nel post, consiglio caldamente ai non ancora iniziati di concludere la serie con il quarto romanzo, Le pianure del passaggio. Quello è un gran finale per la saga. Sezionata così è è una delle mie saghe preferite in assoluto, una storia grandiosa, avventurosa, piena di personaggi affascinanti e basata su ricerche scientifiche accurate (alcune nuove scoperte sembrano contraddire la Auel, ma è incredibile vedere quante ne ha azzeccate).
Il 5° libro è una palla, non succede quasi niente, è davvero una delusione enorme dopo gli altri. Praticamente urla "gentili lettori, la scrittrice è pagata a parola quindi cuccatevi un sacco di nulla tirato per le lunghe".
Invece il vero problema di Le caverne dipinte è che sarebbe potuto anche essere un buon libro e salvare la serie dall'orrenda caduta del quinto libro, ma è gestito malissimo.
In primo luogo è pieno di ripetizioni inutili e noiose. Anche solo a tagliare quelle il libro migliorerebbe notevolmente (e sarebbe più comodo da leggere in autobus). Alcune hanno anche un loro perché in quanto sono flashback su avvenimenti successi negli altri libri che il lettore (se non è un fanatico come me) potrebbe anche non ricordarsi. Andrebbero ristrette un pochino, ma vabbè. Anche le descrizioni di cose irrilevanti possono avere senso per gli appassionati di preistoria che le possono confrontare con le loro conoscenze. Però la gente comincia a scocciarsi quando la canzone della Grande Madre Terra, che è lunghissima, viene riportata per intero 4 o 5 volte, invece di dire che viene cantata e basta, e lo stesso vale per le presentazioni per esteso dei personaggi con tutte le loro parentele e per la scena ripetuta un sacco di volte quasi sempre con le stesse parole in cui si deve dire anche dei più ridicoli personaggi secondari che hanno notato lo strano accento di Ayla. Questi sono i casi più eclatanti, ma non sono gli unici. Però c'è una parte leggendo la quale ci si sente veramente presi per i fondelli: la Auel ripropone una situazione già avvenuta in un altro libro e la risolve esattamente allo stesso modo, e questo proprio alla fine, dopo una parte interessante che il lettore avrebbe voluto vedere approfondita. Ok copiare, ma non da te stessa e non all'interno della stessa serie e NON a fine libro, tanto più se è l'ultimo della serie!!!
Anche la suddivisione interna del libro lascia forti perplessità, in quanto si dà molto spazio a vicende di scarsa importanza e si taglia su quelle più interessanti. Il libro è diviso in tre sezioni:
- La prima inizia con il raduno estivo che si svolge dopo la fine del libro precedente. Lo stile e l'ambientazione di questa parte sono quelle del già noioso Focolari di pietra, ma qui non si fa che rinfrescare le idee al lettore sui personaggi e sulle loro relazioni, tirandola molto per le lunghe. L'impressione è che sia in gran parte superflua. Dopodiché viene descritto un breve viaggio, che comunque viene sbrodolato troppo.
- La seconda parte riguarda un viaggio  per visitare le caverne dipinte del titolo, ambientato quattro anni dopo. C'è del movimento e qualche avventura interessante, ma anche questa sezione viene tirata troppo per le lunghe, soprattutto per quanto riguarda la descrizione delle suddette caverne e l'introduzione di una quantità di nuovi personaggi che, nonostante non abbiano alcuna importanza ai fini della trama, devono presentarsi per esteso e notare lo strano accento di Ayla.
- La terza parte (e siamo già oltre pagina 500) si svolge dopo un altro salto temporale, stavolta di un anno. Ayla ha circa 26 anni. A questo punto (finalmente!) comincia un pezzo veramente buono che dura circa 200 pagine. La Auel riesce a portare in primo piano in maniera sensata un'ottima idea che era già emersa negli altri libri e a mostrarne le conseguenze, che sembrano preannunciare sommovimenti collettivi, riflessioni da parte dei protagonisti e azione in generale. Il lettore sa già come si evolverà la situazione in termini storici, ma, forse anche per questo, si crea una forte suspance su come sarà gestita la questione nella situazione contingente dei personaggi. Si coglie anche l'eco di riferimenti biblici. Nel frattempo però emerge la situazione scopiazzata dall'altro romanzo di cui parlavo prima, che rapidamente passa in primo piano, mentre quella veramente avvincente viene lasciata sullo sfondo. Anche situazioni meno interessanti storicamente, ma più importanti per la vicenda personale della protagonista (visioni, movimenti di nemici...), vengono descritte minuziosamente solo per essere lasciate in sospeso. Di conseguenza, visto che questo avviene alla fine, la conclusione risulta assolutamente sottotono, sia come narrazione sia come atmosfera, anche se si cerca di salvare capra e cavoli con una frasetta banale sulle conseguenze dell'idea interessante. Dopo quelle 200 pagine tremendamente avvincenti, una fine del genere mi ha deluso terribilmente. L'autrice tira il sasso e nasconde la mano. La prima domanda che mi sono posta una volta chiuso il libro è stata "ma la Auel non ha un editor?". Sarebbe bastato davvero poco per migliorare considerevolmente il libro, e con uno sforzo maggiore se ne sarebbe potuto fare anche un bel romanzo. La seconda domanda è stata "ma le situazioni lasciate aperte? Mica avrà cambiato idea e vorrà fare un altro volume! Ormai è vecchia!". A pensarci bene, probabilmente le situazioni irrisolte rimarranno tali e forse c'è addirittura da sperarlo, vista la qualità degli ultimi libri. Insomma, sono rimasta delusa e forse ancor di più perché in questo libro, a differenza che nell'altro, c'è del buono. E' come vedere Anakin diventare Darth Vader.  Se non avete ancora letto il libro e avete domande siete i benvenuti, se l'avete letto e volete discuterne (o discutere della serie in generale) vi rimando al prossimo post.

giovedì 12 luglio 2012

Palenque


Source

Il sito archeologico maya di Palenque è uno dei più famosi in assoluto per via dell'incisione che vedete sopra, che è stata interpretata come un'astronave XD Cioè, ovvio che i maya discendono dagli alieni, no? Mettetevi il cuore in pace, è solo l'albero della vita che collega i tre mondi, cioè il nostro, l'inframundo (una sorta di inferno con 9 livelli) e i vari paradisi. Il tizio in foto sta ascendendo al paradiso.
Ma non è un tizio qualunque, è Pakal, il personaggio più importante di Palenque.


Quello che vedete in foto è il tempio delle iscrizioni, dove è stata trovata la tomba di Pakal, il re più importante della città che ora chiamiamo Palenque per via dell'omonima città vicina. Purtroppo la tomba non è accessibile. I reperti e la riproduzione della tomba così come è stata trovata sono al museo di antropologia di Città del Messico.
Pakal perse il padre giovanissimo e le redini del potere furono di fatto in mano a sua madre finché non raggiunse la maggiore età con la prima eiaculazione. Fu un grande sovrano e i maggiori monumenti di Palenque sono monumenti che lo commemorano: oltre alla sua tomba, uno dei pochi casi di piramidi che contengono un sepolcro, c'è quella di sua moglie, chiamata la regina rossa, nella piramide di fianco. In più il figlio eresse altre tre piramidi che celebravano il passaggio del potere spirituale e guerriero dal vecchio al nuovo sovrano e l'ascesa di Pakal al paradiso. Queste tre piramidi però, invece di essere completamente in pietra, sfruttano tre collinette preesistenti, terrazzate per creare dei gradoni. Questo è visto dagli archeologi come l'inizio della decadenza di Palenque.
Una curiosità: gli archeologi inizialmente pensavano che la tomba della regina rossa potesse essere quella della madre di Pakal, invece con la prova del dna hanno verificato che i due non erano parenti e hanno stabilito che fosse quella della moglie. Questo è comunque strano perché i sovrani maya praticavano l'endogamia, ovvero si sposavano fra parenti strettissimi. Le deformità dei bambini che nascevano erano viste come un segno di divinità, tanto che i bambini nati normali talvolta subivano modificazioni corporee per sembrare più belli: il loro cranio veniva schiacciato fra tavole in modo da allungarsi (i crani allungati sono stati usati come prova che i maya erano alieni XD), i nasi venivano incisi in modo da formare una gobbetta e veniva provocato lo strabismo appendendo palline davanti agli occhi dei bambini.
Oltre a queste modificazioni corporee, per essere belli i maya si tatuavano (sia gli uomini sia le donne), si bucavano le orecchie e dilatavano i lobi fino a potersi mettere orecchini giganti (in genere erano dischi con un perno posteriore da infilare nel lobo), si bucavano il naso e indossavano enormi ornamenti nasali, si incastonavano giada nei denti, le donne si limavano i denti a punta e gli uomini si facevano acconciature elaborate.

martedì 10 luglio 2012

Teotihuacan


Teotihuacan è il più grande sito archeologico del Messico ed è abbastanza vicino alla capitale. Si discute ancora da chi sia stata fondata questa città, ma fra il 150 e il 450 divenne il fulcro di una cultura che dominava quasi tutta l'America centrale. Qui ha avuto origine lo stile architettonico talud-tablero, consistente in gradini trapezioidali alternati a gradini rettangolari, che si ritrova in moltissime altre civiltà precolombiane. Tra il 700 e l'800 però questa civiltà comincia un declino misterioso. Le possibili spiegazioni sono tante, fra cui rivolte interne e siccità, ma nessuna è stata confermata.
In epoca atzeca la città divenne luogo di pellegrinaggio, in quanto veniva identificata come il luogo in cui gli dei si erano sacrificati per mettere in moto il sole.
Come potete vedere dalla mappa, al centro della città c'è un viale chiamato viale dei morti, su cui si affacciano due piramidi, la Piramide della Luna più a nord, e più in basso quella del Sole, che è la terza più alta del mondo (anche se le due piramidi, per via di un dislivello del terreno, arrivano alla stessa altezza). A sud si trova la Cittadella, dove si trova la piramide dedicata a Quezalcoatl, il serpente piumato. Vicino ai templi abitavano le persone più ricche e importanti dell'epoca, e nelle rovine dei loro palazzi si sono ritrovati resti di affreschi stupendi.

Nella foto potete vedere la piramide della Luna vista da quella del Sole. Su quella della Luna si può salire solo fino a metà, mentre sulla piramide del Sole fino in cima (infatti ho avuto male ai muscoli per tre giorni). Andando da una piramide all'altra lungo il Viale dei Morti (chiamato così perché si pensava che vi si trovassero delle tombe, cosa che si è rivelata falsa) si incontra l'unico affresco all'esterno di un palazzo ad essersi conservato, che raffigura un giaguaro su uno sfondo a righe. 

In uno dei palazzi nobiliari si trova uno degli affreschi sopravvissuti più interessanti, quello che raffigura il paradiso di Tlaloc, il dio della pioggia. Qui vedete i morti degni di accedervi (per esempio le persone morte per annegamento) immersi in un paradiso naturale. I riccioli che escono dalle loro bocche, quando sono rivolti verso l'alto indicano la parola, verso il basso il canto e se sono decorati con fiori indicano che ci si rivolge agli dei.

Nella cittadella si trova la piramide più bella di tutte, quella dedicata a Quezalcoatl, il serpente piumato. Si è conservata molto bene perché era ricoperta da un'altra piramide, come tradizionalmente si faceva ogni 52 anni, quando il calendario rituale (lunare) e quello normale da 360+5 giorni coincidevano e scadeva quindi il secolo.
Quezalcoatl è una divinità interessante perché si pensa possa essere stato un personaggio realmente esistito. Alcuni ipotizzano addirittura che sia stato uno dei vichinghi che arrivarono in America prima di Colombo, in quanto le leggende lo descrivono biondo e barbuto (i locali si depilavano il viso maniacalmente). Secondo la leggenda egli se ne andò dall'America dopo aver subito un torto, giurando che sarebbe tornato in quello che fu l'anno dell'arrivo di Cortès. Infatti il conquistador spagnolo fu scambiato dall'allora imperatore Moctezuma II, che aveva formazione da sacerdote e aveva preso il potere solo dopo la morte del legittimo erede, proprio per Quezalcoatl, tornato per vendicarsi. Questo fu uno dei motivi per i quali gli atzechi non agirono subito contro gli spagnoli.
In questa piramide vedete teste del serpente piumato (attorno al collo non ha un fiore ma piume) alternate a quelle di un dio non ancora identificato, che si pensa possa essere il dio della pioggia o il dio del mais per via della bocca a forma di pannocchia. Alle teste si alternano in verticale bassorilievi raffiguranti Quezalcoatl visto di lato e in orizzontale raffigurazioni di conchiglie, che erano considerate preziose in quanto non erano presenti nella zona.
Nel museo di antropologia di Città del Messico si può ammirare una ricostruzione della piramide come doveva essere nel periodo del suo massimo splendore, dipinta con i colori rinvenuti con analisi microscopiche.