"L'uomo dei Balzi Rossi" è un romanzo del 1988 di Stanis Mulas, uno studioso di archeologia mediterranea, laureato in giurisprudenza, che ha esercitato la professione legale e collaborato a vari quotidiani. Mulas ha pubblicato più di cento romanzi, tra gialli e d'avventura, sotto diversi pseudonimi, fino alla sua morte nel 1993.
Il libro ha avuto varie ristampe (che io sappia solo cartacee), ma al momento è difficilissimo da trovare. Io ho comprato usata su Amazon la prima edizione dell'Euroclub Italia (con in copertina fotogrammi del meraviglioso "La guerra del fuoco" di Annaud) ad un prezzo irrisorio.
Ho scoperto questo romanzo su consiglio di Karmilla, una lettrice del mio (più o meno defunto) blog "La Voce del Dinosauro" più di un anno fa. Me l'ha consigliato in quanto sono un'appassionata di preistoria e questo è uno dei pochi romanzi ambientati in quel periodo. In più, rispetto ad altri, ha la particolarità di essere ambientato nientemeno che in Italia, in Liguria, e di essere stato scritto da uno studioso di archeologia mediterranea.
Il romanzo trae spunto da un sito archeologico realmente esistente. Balzi Rossi, infatti, è il nome di una spiaggia, di un museo e di un complesso di grotte vicino a Ventimiglia in cui, dalla seconda metà dell'Ottocento, sono stati trovati diversi reperti paleolitici. Il luogo è chiamato così per il colore della roccia, formata da calcare ricco di minerali ferrosi. Il sito comprende circa 15 caverne con una ventina di sepolture umane, oggetti di vario tipo, un'incisione rupestre e resti animali. Gli scheletri rinvenuti appartengono a uomini di Cro-Magnon (sapiens).
Mulas racconta di uno dei tanti incontri tra i Neanderthal che hanno vissuto per cinquantamila anni lungo l’arco della riviera ligure, e i Cro-Magnon, tramite due storie parallele, quella della vita quotidiana della tribù Neanderthal dei Balzi Rossi e quella di un gruppo di Cro-Magnon che lasciano i territori gelidi in cui sono nati e affrontano un viaggio lungo e pericoloso per raggiungere i Territori Caldi e la Grande Acqua Salata di cui narrano i loro anziani.
Naturalmente il cammino delle due genti si incrocerà, con conseguenze imprevedibili, fra scontri, intrighi e storie d'amore.
Il romanzo in generale è abbastanza ben scritto. L'italiano risulta a tratti antiquato e a tratti molto moderno. Il ritmo è buono, anche se ci sono degli episodi, spesso alla fine, che risultano un po' sconnessi. Il punto di vista è quello di un narratore onnisciente esterno. I personaggi principali sono interessanti e abbastanza approfonditi, quelli secondari risultano sottomessi alle necessità della narrazione (alcuni presenti fin dall'inizio vengono presentati solo quando compiono azioni rilevanti e i personaggi minori sono solo tratteggiati).
Dal punto di vista paleontologico, pur essendo un libro piuttosto vecchio, è comunque molto interessante. Infatti in passato i Cro-Magnon erano spesso indicati come la causa dell'estinzione dei Neanderthal nonostante secondo i reperti abbiano convissuto con i Neanderthal per circa 60.000 anni nel Levante e per più di 10.000 anni in Francia. Questo libro invece promulga un'ipotesi che sembra in linea con alcune recenti scoperte.
Ovviamente ho trovato interessante anche il ritratto delle due culture, raccontate come sullo stesso piano a livello di sviluppo tecnico e culturale, ma comunque differenti: anarchici i Neanderthal, gerarchici i Cro-Magnon, con capi donna in periodo di pace e uomini in periodo di guerra.
Un punto di vista molto diverso da quello della McAuel nella saga de "I figli della Terra".
Quello che ho trovato un po' da romanzaccio di serie Z è stata l'insistenza sulle scene di sesso e sulla libertà sessuale delle donne, chiaramente filtrati da un punto di vista maschile.
In definitiva non è un romanzo incredibile, ma se siete appassionati del genere e siete interessati alla preistoria italiana ve lo consiglio senz'altro.